Ritorna l’appuntamento con “Tre foto un luogo”, la rubrica della Pro Loco Bronte dedicata alla valorizzazione di alcuni tra gli scorci, monumenti o luoghi di maggiore interesse del nostro territorio. Questo mese il nostro volontario SCU Giuseppe Lo Faro pone l’attenzione sulla Cappella della Timpa. Buona lettura!

LA STORIA

Nell’anno 1820 il popolo di Bronte si schierò in battaglia contro il Re di Napoli, Ferdinando l, per l’indipendenza del parlamento siciliano ed il ripristino della Costituzione del 1812, Palermo patteggiava per la separazione, mentre la Sicilia anti-palermitana contro la stessa. Cosi il 12 agosto al grido “Viva Palermo e viva Santa Rosalia” vengono imbracciate le armi e proclamata l’indipendenza. Il 15 settembre viene inviato l’esercito comandato dal Capitano Zuccaro per reprimere la rivolta. Giunto a Bronte il Capitano permette alle sue truppe di compiere numerosi atti di vandalismo, saccheggi e distruzioni. Due bambine di 9 e 10 anni vengono violentate e una muore per lo strazio, viene uccisa anche una donna incinta.

Per placare gli animi sacerdoti e frati insieme al governatore della duchessa Nelson, Filippo Thovez, portarono un crocifisso in processione per implorare la pace ma le condizioni imposte di deporre le armi entro un’ora e di consegnare 24 ostaggi a titolo di garanzia.Non furono accettate. I cittadini brontesi non credendo nella buona fede del Barone Palermo, venuto a Bronte per mediare, lo inseguirono ed uccisero sulle scalinate della Chiesa della Madonna della Catena. Da quel momento si inasprisce lo scontro:  i cittadini brontesi supportati dai vicini di Maletto prendono le armi e mettono in fuga i soldati che si rifugiano ad Adernò. In tale battaglia si distinse un giovane pastore, Vincenzo Galvagno Cucco, che si racconta con un colpo di fionda uccise un soldato e gli portò via il cannone. Tutti i guerriglieri finita vittoriosamente la battaglia tornarono nel paese con le teste dei nemici infilzate.

LEGGENDA

Conclusa la pace il 29 ottobre il Principe della Scaletta ordinò al brigadiere Principe della Catena ed al Capitano Zuccaro di recarsi in Bronte con i soldati per pacificarsi con il popolo. I brontesi accolsero lietamente la truppa e tutti insieme si recarono nella chiesa dell’Annunziata a cantare un Tedeum di ringraziamento. Tirata la tendina che copriva la statua della Madonna, apparve fiammeggiante in mezzo ad una fiera di lumi il bel simulacro della Vergine, Mentre la leggenda aveva attribuito ad un certo Fra Basilio il potere di stregare le pallottole sparate dall’esercito nemico contro i brontesi, i soldati alla vista della statua ne rimasero colpiti ed esclamarono: “E issa! Ecco la Donna che abbiamo visto nel combattimento, su di una bianca asina, con una pistola nella mano  e una bandiera nell’altra, che ci fulminava e spaventava con lo sguardo.”Il popolo devoto, attribuendo la vittoria all’intervento della Vergine, edificò questa cappella votiva vicino al luogo del combattimento.