Bentrovato nella rubrica “Sai dirlo in Brontese?”, dedicata al nostro dialetto locale.

Un detto tipicamente dialettale dice: “Cannalivari tutti li festi fa turnari”. Questo introduce l’atmosfera vivace di “carruvari”, termine, radicato nel dialetto brontese, che evoca l’immagine suggestiva dei carri allegorici, una festa intrisa di tradizioni.

Oggi i giovani sono soliti festeggiare il Carnevale con scherzi e feste a tema. Ma abbiamo mai riflettuto su come, in passato, si era soliti passare questa festa?

In un’epoca senza TV e social, le famiglie sperimentavano il divertimento attraverso le “miniminagghie“.

Sai cosa significa in brontese? Se la risposta è negativa e non conosci ancora il suo significato, ti invitiamo a scoprirlo insieme a noi.

Il termine miniminagghie affonda le sue radici nel termine greco “mimnesco”, cioè ricordare.

 

Ri na dummanna, tanti voti abbastanti vaga, di cui lu litturi o chiddu chi ricivi la dumanna, havi a pruvari a nsittari a risposta giusta.

(Una domanda, a volte molto vaga, di cui il lettore o chi riceve la domanda, deve provare ad indovinare la risposta giusta).

 

Si tratta dunque di brevi e divertenti indovinelli il cui fascino era amplificato da giochi di parole e doppi sensi, che rappresentano un tassello importante della cultura brontese.

Questi enigmi erano l’occasione perfetta per riunirsi e divertirsi, tentando di indovinare le risposte corrette. Venivano recitati fino, e non oltre, al giorno di Carnevale a causa di una questione religiosa: dopo questa festività aveva inizio la Quaresima.

Si tratta, purtroppo, di una tradizione che si sta gradualmente perdendo. Gli anziani, custodi di questi ricordi, cercano di tramandare questa pratica ai giovani.

Riscopriamo insieme qualche indovinello, con l’obiettivo di preservare le preziose tradizioni che rischiano di andare perdute nel corso del tempo:

  1.  A’ traszi rura e a nesci molla (Entra dura ed esce molle).
  1.  Cù un soddu vestu ù re (Con un soldo vesto un re).
  1.  A ddritta no’ pozzu fari, ‘ssittatu rimiddiu, cuccatu mi rrichiu (Alzato non posso farlo, seduto mi arrangio, coricato mi appaga).
  1.  A tutti i posti signura mi puttati ma ‘ndò lettu cu vatri non mi vuriti (In tutti i posti signora mi porta, ma nel letto con voi non mi volete).
  1.  ‘Ndi l’acqua nasci, ‘ndi l’acqua pasci, quandu viri l’acqua spirisci (Nasce nell’acqua, nell’acqua cresce e quando vede l’acqua sparisce).
  1.  Rrussu rrussu ‘ndò biccheri (Rosso, rosso nel bicchiere).
  1.  A notti chinu e u jonnu vacanti (La notte è pieno e il giorno è vuoto).
  1.  Nasci ‘nterra, e mori ‘ncelu (Nasce a terra e muore nel cielo).
  1.  Non mi tuccari chi ti fazzu mali, ma si mi spogghi ti fazzu ‘richiari (Non mi toccare che ti faccio male, ma se mi spogli ti faccio divertire).

 

 10. Aju nà caszuzza senza tettu, commu ci mentu u tettu: lampi, trona, acqua e ventu (Ho una casa senza tetto, quando gli metto il tetto: lampi, tuona, acqua e vento).

 11. Quand’è vecchia, nica diventa (Quando è vecchia, diventa piccola).

 12. Sugnu ata quantu un palazzu, cascu n’terra e nenti mi fazzu (Sono alta quanto un palazzo, cado a terra e non mi faccio niente).

 13. A’ matina a quattru peri, à menzijonnu a dù peri e a sira a tri peri (La mattina è a quattro piedi, a mezzogiorno a due e la sera a tre piedi).

 

 

 

SOLUZIONI:

1.La pasta; 2. L’ago; 3. Il sonno; 4. La scarpa; 5. Il sale; 6. Il vino; 7. Il letto; 8. Il fumo; 9. Il ficodindia; 10. Il gabinetto; 11. La candela; 12. L’oliva; 13. L’uomo.

 

Curato dalla volontaria SCU Zermo Chiara