Cinema Paradiso: Johnny Stecchino
Torna anche questo mese la rubrica Cinema Paradiso, che ci fa avventurare in un viaggio alla scoperta del mondo del cinema. Tre sono le “piaghe” che purtroppo rendono famosi, noi siciliani, nel mondo: l’Etna, la Siccità e il Traffico; perlomeno così diceva “lo zio” Avvocato interpretato da Paolo Bonacelli nella pellicola, del 1991, di cui vi parleremo in questo appuntamento. Johnny Stecchino, diretto ed interpretato da uno dei più grandi attori della commedia italiana Roberto Benigni.
Dante è un autista di autobus per ragazzi con disabilità ed una sera viene quasi investito da una donna davanti casa sua. La guidatrice rimane sconvolta nel vederlo e fra i due sembra essere scattato un colpo di fulmine, in realtà la donna, di nome Maria, è la moglie dello spietato boss palermitano che, dopo esser diventato un collaboratore di giustizia, cerca di scappare in Sud-America. I due sono praticamente identici a parte un neo che la donna disegna sulla guancia di Dante. Maria oltre ad iniziare a chiamarlo Johnny lo convince a farsi accompagnare a Palermo per mettere in atto un diabolico piano: portandolo in giro per la città attirerà l’attenzione di Cozzamara, il rivale di Stecchino, che lo eliminerà e i due sposi potranno fuggire. Maria si rende conto però del valore e della bontà di Dante, rispetto alla meschinità e mancanza di scrupoli del vero marito. Perciò, durante il viaggio all’aereoporto, decide di baciarlo sulle labbra col rossetto, cosa che lui odia, per farlo andare a lavare nel bagno dell’autogrill dove lo aspettano gli scagnozzi di Cozzamara che lo crivellano di colpi. Dante, inconsapevole di tutto, è intrattenuto dal resto degli uomini del boss, che si affezionano a lui imparando le canzoni che faceva cantare ai suoi ragazzi sullo scuolabus. Dante torna infine a casa e viene chiamato col suo reale nome da Maria, vedova ed ormai veramente innamorata di lui, che però riparte per Palermo dopo un appassionato bacio di saluto. La storia si conclude con Dante che racconta all’amico Lillo, affetto dalla sindrome di Down, con grande entusiasmo la sua versione della storia.
Johnny Stecchino è una delle commedie più intelligenti del cinema italiano degli anni novanta, anni in cui il regista e attore toscano ha raggiunto forse il punto più alto. Benigni malgrado il suo “Non mi somiglia pe’ niente” anche da solo potrebbe reggere l’intero film. I suoi due personaggi si incrociano solo in una scena, quando il boss si ritrova davanti a Dante e finge di essere uno specchio nell’armadio.
Un film, pienissimo di trovate, sia a livello di sceneggiatura sia di trovate visive come per esempio la prima passeggiata di Dante da solo per Palermo. Le riprese si sono svolte tra Palermo, Giardini Naxos e Taormina, mentre le scene ambientate dentro il Teatro Massimo non sono girate in quello di Palermo, allora in ristrutturazione, bensì al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania.
Il film, al di là del suo aspetto comico ed esilarante, rappresenta anche stavolta, come da prassi nel cinema di Benigni, una denuncia sociale. Questo infatti riflette sulla società contemporanea in preda al vizio e all’apparenza, trasformando in commedia ciò che è in realtà drammatico e tragico. Molte gag infatti sono basate sull’ingenuità di Dante, come quando l’Avvocato gli spiega che la cocaina è un medicinale contro il diabete, allora il ragazzo gli impedisce di mangiare la torta generando una delle gag più famose del film: «È buona la totta? Johnny io non resisto. Adesso sai io, prendo tanta medicina e così poi posso magiare tutta la totta che voglio!»
L’incontro con Maria/Nicoletta Braschi è una di quelle cose che rendono le sue storie più seducenti. Da “Tu mi turbi”, il cinema gli consente ogni volta di innamorarsi della propria moglie. E in Johnny Stecchino, in maniera ancora più determinante che negli altri film, si sta preparando la mutazione nella Principessa de “La vita è bella”.
Curato dal volontario SCU Luca Cipolla