Cinema Paradiso: The Help

Torna anche questo mese la rubrica Cinema Paradiso, in cui raccontiamo delle meravigliose storie narrate da grandi attori e registi, ed in questo appuntamento vogliamo parlarvi del film: The Help. Uscito nelle sale nel 2011 e diretto da Tate Taylor. Trae il proprio soggetto dall’omonimo romanzo di Kathryn Stockett (2009, Mondadori), amica d’infanzia del regista. Interpretato da un cast formato da attrici straordinarie quali: Emma Stone, Octavia Spencer, Viola Davis, Jessica Chastain, Allison Janney, Sissy Spacek e Bryce Dallas Howard. L’opera è ambientata a Jackson, nel Mississipi, del 1963, in cui le famiglie borghesi consideravano ancora gli afroamericani come inferiori.

La protagonista è Eugenia “Skeeter” Phelan (Stone) una ragazza appena laureata con il sogno di fare la scrittrice. Tornata a casa scopre che il suo paese natale è travolto da un forte razzismo nei confronti degli afroamericani. La ragazza crede che possa essere interessante raccontare la condizione di questa gente dal loro punto di vista. Così inizia a frequentare le cameriere delle sue amiche, fino a guadagnarsi la loro fiducia. Le donne le raccontano le loro storie personali e i loro segreti, inoltre, confessano a Skeeter che vengono trattate molto male dalle padrone di casa. Queste ultime sono donne frivole che trascurano i figli e costringono le cameriere ha usare i bagni fuori dalla casa perché potrebbero contagiarle con qualche strana malattia. Skeeter decide così di raccogliere le esperienze e i racconti delle donne per farne un romanzo. Uscito il libro, in paese iniziano a farsi spazio polemiche e giudizi negativi.

The Help è un film davvero emozionante, ogni donna afroamericana ha un racconto che commuove e lascia senza fiato. Sono figure femminili che da sempre vivono nascoste dalla società e che subiscono diversi soprusi. Aibileen Clark e Minny Jackson, rispettivamente Viola Davis e Octavia Spencer, sono le protagoniste morali del film. Aibileen, per esempio, ha trascorso la sua vita a occuparsi dei figli delle famiglie per cui lavorava. Costantemente afflitta dal dolore per la perdita del figlio morto sul posto del lavoro. Anche Minny ha il compito di badare alla prole di una famiglia borghese. Sposata con un uomo che la picchia la porterà a costruirsi un carattere difficile. La situazione del Missisipi in cui si trovano gli afroamericani, quindi, è inaccettabile, drammatica e insopportabile.

Tra le ricche padrone di casa, inoltre, vanno citate Hilly Holbrook (Dallas Howard), cinica e priva di sensibilità. Poi c’è Celia Foote (Chastain), l’unica donna borghese buona e debole. La sola ad essere lontana dal razzismo e capace di trattare le donne afroamericane come sue pari. A causa di questo viene emarginata dalle altre donne ricche in particolar modo da Hilly che la ritiene colpevole di averle rubato il ragazzo quando erano giovani.

Per la sua bravura la Chastain si guadagna la candidatura agli Oscar come miglior attrice protagonista, insieme a Viola Davis. Octavia Spencer, invece, vince il premio come miglior attrice non protagonista. Questo perché il suo modo di recitare e la sua Minny regalano al pubblico un’interpretazione memorabile e scene che rimarranno scolpite nelle menti di tutti coloro che hanno visto e amato questo eccezionale film. La pellicola, inoltre, vede diversi brani noti nella soundtrack, da Bob Dylan con “Don’t Think Twice, It’s All Right” a “The Living Proof” di Mary J. Blige, proprio questa è la canzone originale portante di The Help.

È una storia piena di ipocrisia e razzismo che fa domandare: com’è possibile che da grandi i bambini diventino come le loro madri? Per molti di quei bambini, la cameriera afroamericana è una mamma sostitutiva colei che li alleva e li coccola. È lei che insegna ai piccoli bianchi l’autostima e l’amore per sé stessi “Sei carina, sei brava, sei importante” ripeteva sempre Aibileen alla sua piccola accudita. E sono proprio loro che, incredibilmente, per uno strano cortocircuito sociale, si trova ad allevare una generazione di futuri razzisti. È una storia sull’ipocrisia sociale, sui neri considerati come “schiavi di casa”, ma dove tutti si lavano le coscienze organizzando la consueta cena di beneficienza per i bambini afroamericani. Una storia quasi tutta al femminile, sulla crudeltà e sulla meraviglia che possono coesistere all’interno di uno stesso genere. E anche se qua e là si avverte un vago odore di stereotipo, mai nulla viene tolto alla genuinità e all’onestà della storia, da cui alla fine fa capolino il germe di quella “parità” che, di lì a poco, avrebbe iniziato a prendere forma.

Curato dal volontario SCU Luca Cipolla