Cinema Paradiso: Stranizza d'amuri

Torna finalmente la rubrica Cinema Paradiso, dedicata nello specifico al cinema siciliano. In questo appuntamento vogliamo parlarvi di un film, recentemente uscito al cinema, con alla regia un esordiente Beppe Fiorello: Stranizza d’Amuri.

La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo “Stranizza” di Valerio la Martire (Bakemono Lab, 2013) e si ispira al tragico delitto di Giarre, duplice omicidio avvenuto nel 1980 in provincia di Catania. Le vittime erano due fidanzati, Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola detto Toni, da tutti soprannominati, in senso dispregiativo, “i ziti”. Scomparsi da casa per due settimane, furono trovati morti, mentre si tenevano per mano, uccisi entrambi da un colpo di pistola alla testa. Le indagini portarono ad incriminare Francesco, il nipote tredicenne di Toni e dunque non imputabile. Il giovane raccontò che furono i due ragazzi a chiedergli di ucciderli, ma poco dopo ritrattò tutto, affermando di essersi assunto la colpa su pressione dei carabinieri. L’omicidio è ancora irrisolto e su sua diretta conseguenza nel Dicembre dello stesso anno viene fondato a Palermo il primo circolo Arcigay.

Il regista non è interessato a questo mistero, né vuole trovare delle risposte, la sua regia non cerca colpevoli, non condanna nessuno, mostra solo tante vittime dell’odio e dell’ignoranza. L’obbiettivo è raccontare una storia d’amore, quella tra Giorgio e Toni, che nel film diventa quella tra Gianni (interpretato da Samuele Segreto) e Nino (interpretato da Gabriele Pizzurro), un amore capace di superare anche la morte.

Le riprese, svolte tra Marzamemi, Ferla, Buscemi, Priolo Gargallo, Pachino, mostrano una Sicilia rurale, dai panorami mozzafiato, quasi un locus amoenus. Ambienti idilliaci che si scontrano con l’odio dei suoi abitanti che rovinano il tutto con brutalità e disprezzo. All’immaginario poetico rievocato dai luoghi del film fa da contrappeso la concretezza dei suoi personaggi: sono veri, nei loro punti di forza e nelle loro debolezze. Riuscita l’interpretazione dei due protagonisti, alle loro prime grandi esperienze. Sono intensi e i loro sguardi si parlano riuscendo quasi ad abbattere il limite cinematografico. Il tutto viene incorniciato, poi, dalla colonna sonora di Giovanni Caccamo e Leonardo Milani, cui si aggiungono melodie diverse, da Battiato ai Pooh, capaci di donare intensità ed emozione.

“Stranizza d’Amuri” è una storia che, senza forzature, cerca di celebrare un sentimento, toccante ed emozionante ma mai banale. Riempie di tenerezza ma al tempo stesso fa male, per il suo sguardo senza censure sul pregiudizio, sia che si mostri una violenza fisica sia che si cerchi di giustificare assurdità come quella di “aggiustare” Gianni. Riflettendoci su, quel tempo fatto di ignoranza e preconcetti sembra ormai superato, ma in realtà basta fermarsi un attimo ad osservare la società odierna, per rendersi conto che forse non è poi così lontano.

In questo senso la pellicola non dimentica mai di essere un film per ragazzi; Fiorello pone come conduttore lo sguardo puro dei due protagonisti, sguardo che forse al giorno d’oggi solamente poche persone hanno.

Curato dal Volontario SCU Luca Cipolla