Benvenuti nella nuova rubrica curata dalla pro loco di Bronte e interamente dedicata al dialetto brontese. Ogni mese risponderemo alla domanda “sai dirlo in brontese?” illustrando un termine specifico del nostro dialetto.
L’obiettivo è quello di salvaguardare il patrimonio culturale immateriale che ha dato vita e ancora oggi continua a forgiare l’identità e la storia del popolo brontese.
Il dialetto brontese deriva dal latino e nel corso dei secoli è stato contaminato dall’arabo, dal francese, dallo spagnolo e dall’albanese. Un po’ come per il siciliano in generale, ma a differenza di quest’ultimo, il dialetto brontese presenta delle caratteristiche particolari, ad esempio: doppie marcate, rotacismo, pronuncia molto forte delle consonanti -p e -t, -r cacuminale.
Nonostante, come accade anche per gli altri dialetti, il brontese sia stato più volte perduto, ripreso e modificato, sorprendentemente ancora oggi viene parlato fra la gente. E proprio la gente per strada che parla in dialetto è la nostra fonte di ispirazione.
La parola scelta per questo mese è “poverino”. Sai dirlo in brontese?
Quando si vuole mostrare compassione, tenerezza, commiserazione nei confronti di un’altra persona o verso se stessi, il brontese dice “ mischinu!”. Ad esempio:
- Mischina! Ma commu su suppotta a so maritu?
- Poverina! Ma come fa a sopportare suo marito?
“Mischinu” è un termine che il brontese prende in prestito dall’arabo “Miskin” e che ancora oggi viene utilizzato nel parlato quotidiano, anche dai giovani, in tutte le sue varianti come “ mischinazzu” o “mischinellu”.
Ma non è finita qui! Il brontese è una lingua ricca di vocaboli, infatti, altri modi per dire poverino sono “puvirellu”, “chiaturazzu” o ancora “figghittu”.
E tu, sapevi dirlo in brontese?
Curato dalla Volontaria SCU Michela Russo