Il nostro socio Fabio Romano prosegue il suo personale approfondimento inerente film e produzioni televisive ambientate in Sicilia. L’appuntamento che segue riguarda una delle fiction di maggior successo del palinsesto Rai del 2017: “Maltese – il romanzo del Commissario”. Buona lettura.

Trapani è come Beirut: le ville sontuose e i giardini adornati di piante subtropicali, la sabbia e la costa bagnate dall’azzurro cristallino del mar Mediterraneo, il cous cous, i misteri, i mercati ortofrutticoli dove da sempre giganteggia l’arte del contrattare, i cunicoli, le mura che costeggiano il lungomare, i quartieri di chiaro stampo arabo, figli di una dominanza vecchia da millenni e dove, più di ogni altro luogo in Sicilia, rappresentano la perfetta commistione tra cultura cristiana e musulmana.

Trapani è come Beirut anche per altro: la guerra fredda e spietata, le nuove leve di Cosa Nostra che cercano di scalzare quelle vecchie le quali applicano il proprio dominio sulla città ormai da decenni, foraggiando un cimitero d’anime dietro il loro passo.

Nell’anno del Signore 1976 si sviluppa la trama di questa interessante mini-serie televisiva di quattro puntate con la produzione marchiata Rai, dove l’eroe principale è Kim Rossi Stuart, finalmente a vestire i panni del “buono” dopo i vari Romanzo Criminale e Vallanzasca; l’attore romano, infatti, interpreta il commissario Dario Maltese: un emigrante di ritorno che riporta in servizio nella sua città natale, il proprio viso asciutto dove risaltano gli enormi baffoni anni ’70, la sua enorme abilità a incrociare una pistola e una infinita furbizia da sbirro; i riferimenti storici a certi personaggi locali non mancano: il giornalista d’inchiesta perennemente alla ricerca della verità Mauro Licata il quale è un chiaro riferimento a Mauro Rostagno; il giovane boss rampante Alessio Leone che si rifà al superlatitante Matteo Messina Denaro (nei pizzini di Provenzano veniva per l’appunto indicato con il nome di “Alessio”); i chimici marsigliesi che operavano in un angusto e puzzolente laboratorio di Alcamo alla ricerca di una nuova formula per abbassare il punto di fusione dell’eroina, garantendo l’exploit nel narcotraffico da parte della mafia siciliana; e poi, attraverso un enorme tributo alla Piovra, com’è stato dichiarato dallo stesso regista, il famoso “Terzo Livello” con i colletti bianchi e le talpe dentro le Istituzioni.

“Ci sono battaglie che non si possono combattere: l’amore è una di queste.”