La Pro Loco Bronte e il Comune di Bronte invitano la cittadinanza all’inaugurazione e benedizione della Cappella della Timpa restaurata, in programma sabato 20 Maggio alle ore 11:30 in Via San Marco. A tal proposito riteniamo doveroso ripercorrere quanto accaduto nella nostra cittadina nell’estate del 1820. I fatti di seguito raccontati sono in tal senso strettissimamente legati alla costruzione della Cappella della Timpa. Dopo aver pubblicato la prima parte nella giornata di ieri, vi proponiamo oggi la seconda e ultima parte della ricostruzione storica, a cura del Prof. Sebastiano Ciraldo. Buona Lettura.
CONTINUA DALLA PARTE 1 – “Queste decisioni ebbero ripercussioni notevoli nella nostra isola ed i due partiti contrapposti degli Aristocratici e dei Democratici si divisero sulla proposta di riunione o separazione dei parlamenti del Regno. Palermo era per la separazione, mentre la Sicilia antipalermitana (Catania-Messina) era contro la separazione; Bronte si schiera con Palermo e non con Catania. Bronte nella rivoluzione del 1820 si schiera per l’indipendenza con Palermo, infatti “erano in Bronte fra i molti emissari palermitani due fratelli di Rosario Di Martino, patrocinatore a Catania, col quale tenevano segrete pratiche” (B. Radice, o. c., pag. 33).
Scoperta la congiura il 12 agosto 1820, il popolo brontese, al grido viva Palermo e Santa Rosalia!, prende le armi e proclama l’indipendenza.
La rivoluzione di Bronte si estende ai paesi limitrofi; il 15 settembre viene mandato un corpo di spedizione, comandato dal capitano Zuccaro, a sedare la rivolta.
Il capitano Zuccaro, giunto a Bronte, consente alla sua truppa atti di vandalismo e di violenza:
è una serie di saccheggi, di bottini, e di distruzioni; due bambine di nove e dieci anni vengono violentate ed una di esse muore per lo strazio; una donna incinta viene uccisa (dal registro della
Chiesa madre, 16 settembre 1820).
Si cerca di evitare il peggio e numerosi preti e frati con il governatore della duchessa Nelson, Filippo Thovez, insieme a molti cittadini si recano in processione con il crocifisso per implorare la pace.
Fu risposto che la pace era possibile a condizione che fossero consegnati, entro un’ora, ventiquattro cittadini in ostaggio e che fossero immediatamente deposte le armi.
Non ci si fidava ed anche il tentativo del capitano d’armi barone Palermo, venuto a parlamentare, finì sulle gradinate della chiesa della Catena dove il Palermo, fuggitivo, fu raggiunto e ucciso.
Da quel momento la guerriglia si inasprisce; vecchi, donne e bambini vengono portati al sicuro
nella chiesa dell’Annunziata; tutti i cittadini brontesi e anche malettesi prendono le armi e mettono in fuga i soldati, che si ritirano ad Adernò.
Si distinse tra i brontesi un giovane pastore di nome Vincenzo Galvagno Cucco.
Tutti i guerriglieri, finita vittoriosamente la battaglia, ritornarono, trionfanti, nel paese con le teste dei nemici infilzate.
Il 29 ottobre una rappresentanza di Bronte, composta dal Vice sindaco Zappia Pietro (Notaro), (il sindaco Gioacchino Spedalieri rifugiatosi a Randazzo durante i moti, per paura, era rimasto là), Minissale Gennaro (giudice regio), Sac. Gatto Francesco (vicario foraneo), si recò ad Adernò per giurare fedeltà alla Costituzione del 1812 ed a S. M. il Re.
Così si conclusero i moti rivoluzionari del 1820.
A ricordo dei fatti, fu costruita una cappella alla Madonna Annunziata, nella località detta la
timpa, perché la leggenda popolare racconta che una donna vestita di bianco fu vista combattere a fianco dei brontesi e la devozione popolare la identificò con la Madonna Annunziata.
Il risultato della rivoluzione del 1820, i moti rivoluzionari miravano alla separazione da Napoli e
al ripristino della Costituzione del 1812, fu quello di stabilire l’ordine antico.
Il 26 maggio 1821 il Decreto esecutivo del protocollo di Lubiana dà vita alle due Consulte, una
per Napoli e una per la Sicilia.” (1)
Così si era completata la restaurazione nel Regno delle due Sicilie!
(1) Tratto da: Un itinerario lungo la valle del fiume saracena, BRONTE Parte Prima – La Storia: Aspetti Sociali e Politici – di Sebastiano Ciraldo pag. 74-75, Tipo-Lito Placido Dell’Erba Biancavilla 1988).
Prof. Sebastiano Ciraldo